Domenico Tedesco batte Henry per la carica di nuovo ct del Belgio

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Di nome e di fatto. La notizia era stata annunciata da quasi dieci giorni dai media belgi, e il 31 gennaio era stato firmato un accordo di massima, ma la federazione calcistica (L’Union belge) ha confermato solo mercoledì 8 febbraio la scelta di Domenico Tedesco, 37 anni, come nuovo allenatore dei Red Devils. Un ritardo dovuto alla lentezza delle trattative finanziarie tra l’italo-tedesco e il club del Lipsia, che aveva deciso di licenziarlo a settembre 2022 per risultati insufficienti ma ha dovuto pagargli un indennizzo importante.

Thierry Henry non succederà quindi al catalano Roberto Martinez, di cui era vice alla guida della nazionale belga. Lodato da alcuni giocatori (tra cui il centravanti Romelu Lukaku, attualmente all’Inter, e Loïs Openda, attaccante dell’RC Lens), il francese ha probabilmente incarnato un’epoca segnata tanto dall’entusiasmo quanto dalle tante delusioni per il Belgio. A lungo leader nelle classifiche mondiali della Federcalcio internazionale (FIFA), spesso brillanti in campo, Eden Hazard, Kevin De Bruyne e gli altri Thibaut Courtois non hanno, infatti, ottenuto successi di rilievo. Né all’Europeo, né alla Nations League, né all’ultimo Mondiale, dove non sono riusciti ad andare oltre la fase a gironi, in cui i Red Devils sono stati battuti da Croazia e Marocco.

Se Thierry Henry avesse rinunciato, affermando peraltro, a inizio gennaio, di non aver mai fatto domanda, si sarebbe visto lo spettro di Martinez, partito per allenare il Portogallo dopo il clamoroso fallimento dei belgi ai gironi dei Mondiali 2022. Il catalano non ha mai confessato il minimo errore, e questo ha lasciato l’amaro in bocca a tifosi e dirigenti.

Requisiti finanziari

In ogni caso, erano indiziati per succedergli il tedesco Joachim Löw, l’italiano Andrea Pirlo, il portoghese André Villas-Boas, l’argentino Mauricio Pochettino e decine di altri si sono avvicinati ai vertici dell’Unione belga. Ma il problema principale, tuttavia, era soddisfare le richieste finanziarie di alcune di queste star. Da qui la scelta definitiva di Domenico Tedesco, finora sconosciuto al pubblico belga.

Prima di assicurarsi un posto in Champions League al Lipsia, Tedesco aveva diretto allo Spartak Mosca, all’FC Schalke 04 e all’FC Erzgebirge Aue, un modesto club tedesco di D2, che aveva miracolosamente salvato dalla retrocessione nel 2017.

Ingegnere, appassionato di tecniche informatiche, poliglotta (parla sei lingue), diplomato alla rinomata Hennes-Weisweiler-Akademie, il centro di formazione per allenatori tedeschi, il 30enne calabrese, arrivato in Germania a 2 anni anni, non ha mai giocato ad alto livello e ha optato per la carriera di allenatore a 27 anni. Avrebbe attirato l’attenzione dei vertici del calcio belga per la sua giovinezza, il suo dinamismo, la sua esperienza e, soprattutto, il suo stipendio; requisito molto più modesto di quelli dei suoi concorrenti. Lo stipendio annuo di Martinez era di 3 milioni di euro, il più alto nella storia dell’Unione belga.

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