Durante le Olimpiadi di Tokyo di questa estate a tenere banco fu una questione che con lo Sport aveva poco a che fare. L’atleta algerino FethiNourine, olimpionico del judo nella categoria -73kg si era ritirato dalla corsa all’oro, rifiutandosi di gareggiare contro l’atleta israeliano ToharButbul. Le motivazioni furono riconducibili al sostegno da parte dell’algerino alla causa palestinese, che per ragioni di coerenza e idee lo avevano spinto a rinunciare all’incontro. Cosa già avvenuto allo stesso durante i Mondiali di Judo del 2019.
Per questo motivo la Federazione Internazionale di Judo aveva istituito una commissione straordinaria per decidere il destino dell’atleta dissidente. Nei giorni scorsi è arrivata la batosta per il judoka nordafricano e il suo allenatore. Entrambi sono stati squalificati per 10 anni per violazione dello statuto e del codice etico della Federazione e per il mancato rispetto della Carta Olimpica.
Fino al luglio 2031, quindi, Nourine non potrà partecipare alle gare di judo, potendo però impugnare la sentenza davanti al Tribunale arbitrale dello Sport (TAS). Dalle motivazioni si legge che l’atleta e il suo coach hanno utilizzato il palcoscenico olimpico per fare propaganda politica e religiosa, cosa vietata dal Comitato Olimpico internazionale.
Sempre durante i Giochi, però, arrivò una notizia che va in controtendenza con quanto fatto da Nourine: durante la sfida di judo femminile, è stato immortalato un abbraccio tra l’atleta saudita TahaniAlqahtanie l’israeliana RazHershko. Un gesto dall’alto valore simbolico per smorzare le polemiche e la tensione tra due fazioni che si scontrano da sempre, e per sottolineare, ancora una volta, come lo Sport debba essere un luogo in cui le divisioni non esistono e le questioni politiche (e religiose in questo caso) non devono trovare spazio.