È arrivata la sentenza di primo grado del Tribunale di Torino nell’ambito dell’indagine denominata Last Banner che vedeva il coinvolgimento di alcuni esponenti di spicco del tifo organizzato della Juventus. Il processo, iniziato dopo la denuncia della Juve, verteva su comportamenti ricattatori e infiltrazioni mafiose all’interno della curva bianconera. In particolare, alcuni supporters facevano pressioni ad Alberto Pairetto, che svolgeva il ruolo di SLO (Supporter Liaison Officer), colui che ha funzioni di raccordo tra società e tifo, per l’ottenimento degli accrediti, del rinnovo degli abbonamenti, della vendita del materiale di merchandising del club torinese.
Per la prima volta nella storia la sentenza del Tribunale di Torino ha riconosciuto l’associazione a delinquere all’interno del tifo organizzato. Una sentenza che ha portato a 6 condanne e altrettante assoluzioni. Nello specifico, la pena più pesante è toccata al leader dei Drughi, Gerardo Mocciola, detto Dino, al quale sono stati comminati 4 anni e 10 mesi di reclusione rispetto ai 13 richiesti dal pm. Gli altri condannati fanno sempre parte del tifo juventino e sono stati accusati a vario titolo di tentata estorsione, intimidazioni, violenza privata e prevaricazioni nei confronti di altri tifosi, steward e ovviamente della Juventus.
Ai condannati è stato anche disposto il DASPO (da 2 a 5 anni) e quindi l’impossibilità di accedere agli stadi sia all’interno dei confini italiani che all’estero.
Grande soddisfazione da parte del legale della Juventus Luigi Chiappero che ha sottolineato come tale decisione rappresenti il grande lavoro svolto dalla pubblica accusa nel monitorare non solo i singoli episodi ma il costante modo di agire di tali tifosi.