Quando aveva 4 anni, infatti, l’atleta perse il padre durante la guerra e dal Somaliland, territorio nel nord della Somalia, dopo essere stato separato dalla madre, si diresse insieme al fratello gemello nel vicino Gibuti per essere ospitato da uno zio. Qui in molte occasioni venne a contatto con una donna che dopo poco gli promise di portarlo nel Regno Unito per congiungersi con i parenti che già si erano trasferiti. Una volta partito riuscì a oltrepassare la frontiera grazie a un documento falso di un altro bambino, il vero Mohamed Farah. Il nome reale infatti dell’olimpionico è Hussein Abdi Kahin, portato alla luce solo in questi giorni. Nel documentario lo si vede anche incontrare il vero Mo Farah.
In Inghilterra, la donna che lo aveva accompagnato gli strappò i fogli contenenti i recapiti e gli indirizzi dei suoi parenti e fu portato da una famiglia che a suo dire lo maltrattava e gli imponeva di occuparsi delle faccende domestiche e dei loro figli.
Quando entrò a scuola, a 12 anni, tre anni dopo il suo trasferimento quindi, cominciò ad appassionarsi di atletica e raccontò la sua vera storia al suo insegnante di educazione fisica, che si attivò affinché venisse dato in affidamento a una nuova famiglia.
Nella sua permanenza sul suolo UK, Farah ha anche ottenuto il titolo di Baronetto nel 2017.
La paura dell’atleta è adesso collegata al fatto che potrebbe essere espulso dal paese, avendo avuto il permesso con un’identità falsa, ma il Governo ha fatto sapere che non esistono problemi al riguardo.