Mentre in Italia si continuano a raccogliere firme per il referendum sulla legalizzazione della Cannabis, anche lo sport si interroga su questa sostanza. Ad oggi la marijuana è nella lista delle sostanze proibite della Agenzia internazionale Antidoping, la Wada, ma nei prossimi mesi qualcosa potrebbe essere destinato a cambiare per sempre circa la determinazione della cannabis e il suo utilizzo in campo sportivo.
Già in passato, la cannabis fu tema centrale dello Sport, soprattutto per l’uso antidolorifico che se ne poteva fare. In particolare la NFL, la lega professionistica di football americano, aveva alzato il livello minimo all’interno delle urine per stabilire la positività al “doping” dei giocatori, per poi aprire una tavola rotonda tra addetti ai lavori e atleti stessi, per portare avanti un dibattito onesto e basato sulle evidenze scientifiche, per stabilire se effettivamente l’assunzione di cannabinoidi avesse risvolti positivi nelle performance sportive.
L’argomento è tornato di attualità poco prima delle Olimpiadi di Tokyo di questa estate, quando l’atleta statunitense Sha’Carri Richardson era risultata positiva al principio attivo della marijuana, il THC, dopo i trials di qualificazione americani per partecipare ai Giochi. Per l’atleta fu comminata una sospensione di 30 giorni e addio Olimpiadi.
Ora la Wada è pronta a fare una revisione scientifica sulla marijuana, grazie anche all’intervento di molte personalità celebri del mondo dello sport e del capo della World Athletics Sebastian Coe che ritengono le regole in merito all’uso di questa sostanza ormai obsolete e da rivedere.
L’attesa durerà fino al 2022, quando l’Agenzia Antidoping si pronuncerà dopo aver ascoltato il gruppo consultivo di esperti che si occupa di redigere la lista delle sostanze vietate. Quello che è certo è che per tutto il prossimo anno, la marijuana continuerà a essere proibita.