Batosta per il Team UK alle Olimpiadi: lo staffettista Ujah positivo anche alle controanalisi

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Per chi non crede nel karma, oggi arriva una notizia che potrebbe confermare la sua esistenza. L’atleta britannico ChinjinduUjah, sottoposto alle controanalisi dell’Agenzia Internazionale Antidoping, è risultato nuovamente positivo a una sostanza dopante, Ostarine S-23.

Il corridore, che aveva partecipato come primo staffettista della gara 4×100 delle Olimpiadi di Tokyo, era stato fermato lo scorso 12 agosto dall’AthelticsIntegrity Unit per le evidenze diagnostiche rilevate dopo che lui, con la sua Nazionale, aveva ottenuto la medaglia d’argento dietro all’Italia di Jacobs e Tortu. La colpa è riconducibile a una possibile assunzione della sostanza sopracitata che, secondo il laboratorio, ha proprietà anabolizzanti simili a quelle degli steroidi.

Si mette male quindi per il team UK che adesso rischia oltre alla squalifica di Ujah anche la revoca del secondo posto sul podio ai Giochi Olimpici. Decisione che dovrà essere presa dal Tribunale Arbitrale dello Sport, il quale potrebbe togliere quella medaglia che, ad agosto, aveva creato polemiche nei confronti delle vittorie della squadra azzurra, sulle quali, prima del successo di Jacobs nei 100 metri e dopo l’oro nella staffetta, la stampa britannica e statunitense aveva fatto sorgere dubbi sulle performance italiane, contemplando la possibilità che il nostro primatista avesse fatto uso di doping.

Ora sarà compito della Gran Bretagna presentare una difesa in grado di smentire le evidenze giunte dalle controanalisi, ma il regolamento in tema di uso di sostanze proibite dalla Wada parla chiaro e un’eventuale assoluzione rappresenterebbe una sorpresa.

Qualora il TAS decidesse poi di squalificare l’atleta britannico e annullare il posizionamento sul podio della staffetta, la medaglia d’argento andrebbe alla squadra del Canada, che in quella gara ottenne il bronzo.

Non ci resta che aspettare la decisione finale, consigliando per il futuro, soprattutto ai giornalisti di testate estere, di avere un comportamento più prudente, evitando dichiarazioni e polemiche infondate. Perché, si sa, il karma spesso non perdona.

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